Gli scenari del post referendum

referendum costituzionale

Il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre ha visto come risultato finale una netta vittoria del “No” per il quale si è espresso il 59,11% degli elettori. Subito dopo, visibilmente commosso, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni, facendo quello che aveva “promesso” all’inizio dalla campagna, durato all’incirca 1000 giorni dopo la disfatta nel referendum finisce il governo Renzi.

Sotto consiglio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Matteo Renzi ha poi deciso di congelare le dimissioni, evitando così un “Governo provvisorio”, per rispettare scadenze importanti come l’approvazione della legge di  bilancio. Resta ancora tutto da decidere per il prossimo governo e si parla già di elezioni anticipate.

Prevedere il futuro economico e sociale del nostro Paese è difficile però possiamo provare a capire quali potrebbero essere le conseguenze e le cose lasciate in sospeso.
Prima di tutto, un effetto del risultato negativo del referendum costituzionale è la ricerca di un nuovo presidente, tra i probabili successori il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro della Cultura Dario Franceschini.

Il CNEL e l’euro nel post referendum

Non essendo stata approvata la riforma non ci sarà nessuna cancellazione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), non saranno modificate le competenze legislative delle Regioni, non ci sarà nessuna riduzione dei senatori che verrano eletti e non nominati e quindi il Senato continuerà ad aver gli stessi poteri della Camera.
Dal punto di vista economico, l’euro non ha riscontrato problemi se non oscillazioni che possono essere attribuite a normali avvenimenti.

Ma molte sono le proposte di legge e i provvedimenti in Parlamento a rimanere in sospeso come l’Italicum attuabile solo alla Camera e che necessita modifiche in caso di attuazione per il Senato, il Jobs Act, che consentiva alle imprese grazie agli sgravi fiscali di assumere, legalizzazione della cannabis, la legge sulla tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo. Rimane in sospeso anche il “Patto per Roma” che avrebbe dovuto portare due miliardi di euro nella capitale, in ballo anche le misure attuative della Banca d’Italia per trasformare le banche popolari in società per azioni ed infine entro il 31 dicembre andrà conclusa e approvata la legge di bilancio che passerà al Senato e poi alla Camera.

Chi ha vinto il referendum

Lega Nord, Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia vorrebbero le elezioni immediate mentre Forza Italia chiede al Partito Democratico di fare una nuova legge prima di votare. Entra in gioco il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che potrebbe decidere di anticipare le elezioni già nel febbraio 2017 e quindi di non aspettare la scadenza della legislatura nel 2018, non resta che domandarsi quale governo risulterà più adatto per portare il paese alle elezioni, quindi importanti saranno le consultazioni dei parlamentari che serviranno a trovare un Presidente del Consiglio che abbia più approvazioni possibili.

A proposito del risultanto finale del “No” e sulle possibili elezioni anticipate si è espresso il l’Onorevole Stefano Dambruoso dichiarando “Nuove elezioni non prioritarie ci sono scadenze importanti per lavoro e risparmio degli italiani”.